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contesto e motivazione

La morte di Giulia Cecchettin ha segnato la coscienza sociale di Rosso Indelebile. È stato momento di spartiacque importante per l’opinione pubblica: le persone si sono riversate nelle piazze e il claim «se non torno a casa, mamma, brucia tutto» è riverberato in ogni dove.

Dal giorno della sua morte fino ad oggi (09.10.24) non sono tornate a casa altre 165 donne, anche loro con nomi e cognomi, donne la cui vita è stata sottratta loro velocemente e senza rimedio, per sempre.

Nomi e cognomi: vite, progetti, fiati, battiti, vite, affetti, pensieri, costruiti, futuri, vite, voci, carezze, parole, volti, vite, madri, sorelle, amiche, compagne, vite. Cammini interrotti, spezzati.

Per sempre. In Italia, la parola “femminicidio”, l’omicidio dove è il genere della vittima a indicare il movente (come ci ha insegnato Michela Murgia), viene considerata da Treccani la parola dell’anno 2023. L’Osservatorio della lingua italiana ha evidenziato la frequenza d’uso della parola e la sua rilevanza socioculturale.

105 torri, 100 giorni, 1200 km, tanti passi per sensibilizzare un territorio e soffermarsi con lentezza in contrapposizione alla velocità con cui sono stati interrotti i cammini di queste donne.

Nastri rossi, ricamati (dalle donne di un carcere femminile) con i nomi e i cognomi di ogni donna cui è stato impedito di proseguire il cammino, verranno appesi alle 105 torri di un cammino solo parzialmente tracciato.

Tanti passi per completare il giro di un’isola, di una terra che ha dato i natali a Michela Murgia, la grande teorica che ci ha fornito le parole per dire. Tanti passi per creare collegamenti tra persone e gruppi, per creare moto intorno a un discorso che non si può spegnere finché «la mattanza continua».

Il termine sarà la realizzazione di un’installazione permanente (a Cabras o Oristano o Cagliari) che verrà dedicata a loro (conterrà i loro nomi) e che riporterà una frase di Michela.

tu che
direzione
prendi?